Emiliano Poddi, la scrittura e il “campo della felicità”

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Autore teatrale e radiofonico, Emiliano Poddi è nato a Brindisi nel 1975 e vive tra Torino e la Liguria. Ha scritto finora quattro romanzi: “Tre volte invano” (selezione Premio Strega) e “Alborán” con Instar Libri, “Le vittorie imperfette” e “Quest’ora sommersa” con Feltrinelli. Insegna alla Scuola Holden, l’accademia di scrittura creativa, che vanta tra i fondatori Alessandro Baricco. A distanza di oltre trent’anni ricordo come se fosse ieri i lunedì mattina con lui a commentare i risultati della domenica, all’esterno del Liceo Classico “Marzolla” di Brindisi, dove abbiamo studiato entrambi. Se è vero che per una legge della natura “i simili si attraggono”, ci accumunava già all’epoca la passione per lo sport, per i commenti e per tutto ciò che riportava al meraviglioso mondo della comunicazione e della narrazione. Intervistarlo, oggi che siamo adulti, è per me un grande onore.

Ognuno di noi conserva dentro immagini-chiave che segnano la propria esistenza: luoghi, oggetti, persone. La palla a spicchi, del gioco del basket è sicuramente ai primi posti della tua classifica
Quando sono nato papà e mamma erano giocatori di basket in piena attività. Papà aveva 22 anni, mamma appena 19. Avevo questo sport già nel Dna. Ricordo che da bambino saltai un allenamento ed invece di rimproverarmi mi portarono a vedere come si preparava la Buen Cafè (squadra all’epoca in serie C), vedevo i giocatori che si divertivano e ritornai più convinto di prima. Divertirsi è fondamentale in tutto ciò che facciamo. Quando, al contrario, inizi ad avvertire stress ed aspettative rischi di non divertirti più. In questo i miei genitori sono stati meravigliosi nell’accompagnare ogni mia scelta.

Definisciti con tre aggettivi
Testardo, passionale e razionale.

Talento è la capacità di riuscire a fare molto bene qualcosa: in cosa ritieni di avere talento
Da ragazzo nel gioco della pallacanestro, poi complice un infortunio ho dirottato tutte le mie energie nella scrittura. Sono stato bravo a spostare nel campo della narrativa e del racconto il mio modo di essere creativo e felice sul rettangolo di basket. Insomma mi sento sempre sul campo …

Per rendere concreto e visibile a tutti il proprio talento occorre, però, esserne pienamente consapevoli: quando lo hai capito davvero
Durante il primo anno alla Scuola Holden mi diedero un esercizio (vedi come ritorna sempre il basket !) in cui occorreva descrivere una nostra attività, utilizzando uno dei sensi che non fosse la vista. Utilizzai il tatto per raccontare un esercizio di ball-handling, letteralmente maneggiamento del pallone. Lo feci così bene che il professore mi disse che in quelle parole ci vedeva qualcosa di forte e quelle parole diventarono la pagina finale del mio primo romanzo “Tre volte invano”.

Se fossi un animale saresti …
Un gatto.

Il tuo modello di vita
Roberto Cordella, playmaker brindisino protagonista in serie A negli anni ’80 con Napoli e Forlì. Di lui ho sempre ammirato il senso di libertà in campo, la fantasia, il suo modo di essere sempre felice, la capacità di passare la palla senza guardare il compagno. Arrivavo ad immaginarlo, nella sua seconda vita da assicuratore, che scorazzava in vespa per la città, lasciando tutti i suoi concorrenti con le polizze da firmare ancora in mano.

La tua scelta più importante
A giugno del 2002, tra il terzo ed il quarto intervento chirurgico. Stavo studiando per iscrivermi alla SSIS, la scuola di specializzazione all’insegnamento secondario o potevo optare per il dottorato all’università. Senza dire niente ai miei, però, decisi per la terza strada: andare a Torino per le selezioni della Scuola Holden. Col senno di poi oggi posso affermare che è stata davvero una scelta coraggiosa.

Cosa volevi fare da bambino
L’ingegnere, per il semplice fatto che mio nonno materno lo era ed io volevo diventare come lui. E’ stata una figura molto importante per la mia crescita, una persona razionale, ma creativa al tempo stesso: faceva i modellini delle nave ed io mi incantavo ad osservarlo.

Come si affronta la paura
La paura è una cosa normale e se usata bene riesce a darti energia, carica e motivazione, altrimenti rischia di diventare una forza bloccante. Il mio amico Cordella mi diceva che quando negli spogliatoi avvertiva la paura giusta riusciva a disputare sempre grandi partite. Quando la paura cominciò a venir meno, invece, le cose iniziarono a cambiare.

Il tuo motto di vita
Per restare in tema ti rispondo con una frase pronunciata nel film “Il ponte delle spie” di Spielberg, quando ad un certo punto l’avvocato, chiede alla spia: “Ma non hai paura?”. E lui gli risponde con un’altra domanda: “Servirebbe?”

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