Da ragazzo uno dei giocatori che mi appassionava parecchio era Pippo Frascolla. Nonostante fossimo in B/2 i suoi canestri in contropiede con arresto e tiro erano un’autentica delizia per noi tifosi. In alcune partite sembrava letteralmente “indemoniato”, faceva canestri a raffica e il palazzetto di via Ruta a volte sembrava dovesse crollare. Fantastica la prestazione da 33 punti nella semifinale d’andata dei playoff promozione del 1991/92 contro San Severo. Quasi un derby per lui nato a San Ferdinando di Puglia. “Noi cantiamo solo se, solo se segna Frascolla … Pippo, Pippo, Pippo !!!” era il coro più gettonato in quel periodo.
Col tempo ho scoperto che quel tipo di prestazione aveva un nome: stato di flow (o “stato di flusso”). Nel basket è una particolare condizione psicofisica ottimale in cui l’atleta è completamente assorbito e concentrato nell’azione di gioco, con una sensazione di totale controllo, spontaneità e fluidità del movimento.
È spesso descritto come un “momento magico” o “trance agonistica” in cui la prestazione raggiunge il suo culmine, la cosiddetta peak performance. Questo concetto è stato introdotto nel 1975 dallo psicologo di origini ungheresi Mihály Csíkszentmihályi.
In psicologia il flusso viene definito come “Uno stato di coscienza in cui la persona è completamente immersa, concentrata e coinvolta in un’attività e la mente ed il corpo sono in perfetta simbiosi. In questo stato tutto scorre (appunto flusso), si è perfettamente in armonia e controllo del nostro compito con massima gratificazione e positività”.
Quando un giocatore di basket entra nello stato di flow, sperimenta almeno 5 sensazioni chiave:
Concentrazione totale: l’attenzione è totalmente focalizzata sugli stimoli rilevanti del gioco. Il giocatore è “nel presente”, immune da distrazioni esterne o pensieri auto-critici.
Fusione tra azione e consapevolezza: il giocatore agisce in modo naturale e automatico, senza dover pensare coscientemente a cosa fare. I gesti tecnici, anche i più difficili, riescono con facilità e naturalezza.
Percezione del tempo distorta: il tempo può sembrare scorrere più velocemente (la partita vola) o – in alcuni momenti cruciali – più lentamente (si percepisce l’azione al rallentatore per prendere la decisione perfetta).
Senso di controllo: si ha la percezione di poter dominare la situazione e l’ambiente, senza dubbi o paure, portando a un’elevata fiducia in sé.
Piacere instrinseco: l’attività in sé è gratificante e fonte di profonda soddisfazione, al di là del risultato finale.
Le prime due condizioni per attivare lo stato di flow sono Sfida e Competenza , ossia la percezione di un livello sufficientemente alto di sfida nello svolgere la nostra attività e la piena consapevolezza di avere le capacità e l’abilità per poterla affrontare.



