Fabiola fa body building anche in carrozzina dopo il “maledetto” incidente in moto del 2013, Michele, cieco per una pallottola vagante durante una rapina, è centralinista all’Agenzia delle Entrate e presidente di due associazioni di volontariato, Federica e Fabio, invece, due ragazzi con sindrome di Down lavorano una come impiegata e l’altro come barman. Sono alcune delle persone disabili protagoniste della campagna di comunicazione “Disabile a chi?” che ho ideato e curato qualche anno fa. Volti e storie “made in Brindisi” messe in campo per promuovere “Disabilità Insieme”, la prima rete per la disabilità della mia città. Gli scatti sono di Francesco Vasto.
Sono molto affezionato a questa campagna, mi ha fatto conoscere persone straordinarie, ha aperto i miei orizzonti, mi ha portato sul “Corriere della Sera”. L’idea ha funzionato perché si basa su un principio semplice, ma assolutamente vero: la mancanza genera desiderio e scatena la creatività. Chi non ha più l’uso delle gambe rafforza le braccia, chi non vede sviluppa un super-udito, chi ha un deficit cognitivo rafforza le tecniche manuali. E’ la mancanza di qualcosa ad innescare quel meraviglioso meccanismo desiderio -creatività – determinazione – soluzione.
Il messaggio è bello ed incoraggiante, un monito a riflettere per chi è abituato ad abbattersi alla minima difficoltà, a vedere sempre un futuro nero e privo di speranza o a preferire la lamentela all’azione. Molto spesso, invece, la disabilità è un limite mentale, un’opinione comune errata che col tempo diventa una “convinzione limitante”. Come dire “se ce la faccio io che non ci vedo puoi farcela benissimo tu che hai il dono della vista, smettila di limitarti. Muoviti”.
Vi siete mai chiesti perché i nostri padri ed i nostri nonni, tra mille difficoltà e privazioni sono riusciti a centrare risultati importanti, mentre i nostri figli fanno fatica a tenere accesa la spia dell’ambizione, avendo sempre tutto a portata di mano?