E’ stato uno degli arbitri di calcio più noti dell’ultimo decennio. Gianpaolo Calvarese, abruzzese di Teramo, 157 partire dirette in serie A è uno che quando parla fai fatica a fermarlo. Riesce a coinvolgerti con un condensato di storie, aneddoti e consigli che staresti ore ad ascoltarlo. L’ho conosciuto a Brindisi quattro anni fa durante un convegno su “Mente e Corpo”, invitato dal nostro amico comune Marco Di Bello. Parlava di “Aperegina”, scommessa imprenditoriale della sua famiglia nel settore degli integratori sportivi con un pathos non indifferente. Oggi si muove tra Teramo, Roma e Milano, collabora con Prime Video, Corriere dello Sport www.gianlucadimarzio.com ed ha un gran seguito sui Social (Tik Tok compreso).
Come ti definisci oggi
Arbitro dentro. Per fare questo mestiere devi avere talento, leadership e voglia di migliorare sempre. Io mi sento ogni giorno così, amo mettermi alla prova e lavorare su me stesso.
Tutti nascono con un talento da scoprire, incoraggiare ed allenare: quando hai preso davvero consapevolezza del tuo
Quando ero in Lega Pro, la vecchia serie C, e nel confronto con gli altri miei colleghi ho capito che potevo davvero puntare in alto: in serie A ci arrivano 20 arbitri su 35mila, ed ho capito che io volevo arrivarci.
Qual è il segreto per raggiungere un traguardo così ambizioso
Fare quell’1 per cento di cose che agli altri non piace fare. Ma non è facile, quando sono arrivato in serie A ho commesso un grave errore: ho creduto di essere arrivato e mi sono seduto. Dopo un anno sono passato dal primo all’ultimo posto ed ho capito che dovevo triplicare sforzi, energia e concentrazione.
La motivazione è una molla, a volte può calare e spingerti in basso, minando la tua autostima. Cosa fai quando ti succede
Succede spesso, anche perché lavorare sull’errore fa malissimo. Ci sono persone pronte ad aiutarti ed a darti consigli in quei momenti, ma alla fine la motivazione devi per forza trovarla dentro di te.
La scelta più coraggiosa
Quella di dimettermi dall’AIA (l’Associazione Italiana Arbitri, ndr) nel luglio del 2021. Ma il coraggio senza cervello e come la potenza senza il controllo …
Per dedicarti anima e corpo ad Aperegina, che hai definitio il concentrato della tua vita
Mio padre Silvano studiava le api fin da quando ero bambino e con tutta la famiglia andavamo alla fiera del miele di Montalcino, un posto incantato. Sono sempre stato affascinato dal mondo delle api.
L’ape non un semplice insetto
Einstein diceva che se l’ape scomparisse dalla faccia della Terra all’uomo resterebbero quattro anni di vita. L’ape vive dove l’ambiente è sano, è fortemente organizzata e per me il modello più bello di una società sostenibile, quella che vorrei contribuire a lasciare ai miei figli e alle future generazioni.
Definisciti con tre aggettivi
Coraggioso, caparbio e fiero.
Se fossi un animale
Un leone. E non perché viene definito il re della foresta, ma per la determinazione nel cacciare. Prima di afferrare la sua preda il leone fallisce diverse volte, ma non si arrende mai …
Come si allena la determinazione
La determinazione non è fatica se c’è passione. Solo in questo modo l’impegno, le rinunce ed i sacrifici vengono naturali. Sono convinto che il 90 per cento della gente avverte la fatica, perché fa un lavoro che non ama.
L’insegnamento più importante che ti ha dato lo Sport
Se ti dicessi che mi ha insegnato a perdere ti direi una bugia, perché sto male anche se perdo a Padel. Ma mi ha fatto capire cos’ è il rispetto delle regole e dell’avversario, che per me sono fondamentali nella vita. Lo sport è la metafora perfetta della vita.
Il consiglio ad un giovane arbitro
Sono diretto: se quando ritorni nello spogliatoio senti battere forte il cuore, insisti, se ti da tante endorfine è quella la tua strada. Altrimenti cambia direzione.
A chi dici grazie
Alla mia famiglia, quella da cui provengo e quella che ho creato con mia moglie Monica, insieme ai miei figli Andrea e Valentina. Per me la famiglia è il cuore ed il motore di tutto.
Il tuo motto di vita
In realtà ne ho due: il primo è “Ognuno ha ciò che si merita”, ma il secondo mi piace di più e dice semplicemente “Mai dire mai …”